La vita è un sogno (racconti)

La vita è un sogno – Lisa Arsani, Sammy Brighton, Gaby Crumb, Livin Derevel, Damiano Dario Ghiglino, Lily Carpenetti, Francesco Sansone, Flavio Mazzini, Alessandro Dainotti, Mario Artiaco

ATTENZIONE: Il ricavato dell’opera andrà interamente a sostegno delle attività del circolo culturale HARVEY MILK Milano e, in particolare, del progetto “Sportello (Ti) Ascolto”, un centro di ascolto totalmente gratuito gestito da volontari che si rivolge a chiunque avverta il desiderio di esplorare e comprendere alcuni aspetti legati alle proprie esperienze, alle proprie relazioni e al proprio mondo interiore.

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Il libro è una raccolta di dieci racconti di altrettanti autori, tutti a tema LGBTQIA+… no, tutti a tema G. Sì, perché io mi aspettavo di leggere riguardo a identità diverse, invece il focus è su uomini che amano uomini. Tenetelo a mente perché se, come me, vi aspettate altro, rischiate di venire un po’ delusi.

Parliamo adesso dei diversi racconti, con una piccola premessa: i primi due non solo sono, a mio parere, i migliori della raccolta, ma sono anche i due più lunghi; da soli occupano quasi la metà del libro.

La vita è un sogno – Lisa Arsani 5/5
Due amici d’infanzia che si ritrovano dopo tanti anni e si rendono conto che c’è un sentimento forte a legarli, ma il loro tempo non è ancora arrivato.Stile quasi perfetto, pulito, essenziale, pochissime ingenuità da limare, se mi capitasse da editare avrei veramente poco da dire… quindi se il racconto non è passato per le mani di un editor, i miei più vivi complimenti. I sentimenti vengono trasmessi in modo efficace, diretto, azioni e reazioni sono realistiche, i personaggi hanno un loro spessore. Inoltre, un paio di frasi mi hanno fatto pensare il classico “vorrei averlo scritto io!”

Vite in scatola – Sammy Brighton 5/5
Secondo racconto, secondo piantino, non si fa così.
Una coppia che scoppia. Cosa c’è di nuovo da dire al riguardo? Probabilmente niente, ma è il modo in cui si raccontano le cose a contare. Man mano che i ricordi vengono impacchettati, pronti per il trasloco, seguiamo la storia dei due uomini, raccontata con una capacità di far vivere le emozioni quasi unica.
Scrittura cinematografica e ancora una volta stile quasi perfetto, con poche cose che limerei (tra cui forse un minimo il finale, ma proprio uno sputo). Pochi personaggi ma ben caratterizzati, situazione credibile (been there, done that), sentimenti ed emozioni trasmessi alla perfezione.

Granelli di sabbia – Gary Crumb 2.5/5
Un amore per un altro uomo e il viaggio per accettarlo.
Più un flusso di coscienza che un racconto, un po’ banale, un po’ già sentito, poco incisivo (colpa del molto raccontato e poco mostrato), personaggi scialbetti e ritmo confuso. Non pessimo, ma non memorabile di sicuro.

Linea di sangue – Livin Derevel 4/5
Oh. Racconto… impegnativo. Impegnativo lo stile, barocco, torbido, che rende la storia poco scorrevole; impegnativo il contenuto, che tocca svariati tabù, tutti insieme. L’ho trovato comunque affascinante, a modo suo, ma sicuramente non per tutti i palati – un tipo di racconto da leggere senza immedesimarsi troppo, e in questo forse lo stile è un punto di forza, e forse è voluto. Effetto notevole, alla fine, ma da limare (e da ripulire di typo e sviste varie). Non ho modo di riassumerlo senza rischiare quindici spoiler, e per lo stesso motivo non so come darvi dei trigger/content warning. C’è amore per l’adrenalina, sangue e ricerca di emozioni forti, e ci sono legami al di fuori dalla moralità canonica. Un po’ vago, me ne rendo conto.

Hikikomori – Damiano Dario Ghiglino 2.5/5
Il titolo dice già tutto: un ragazzo si chiude in camera, per anni, rifiutando di vedere nessuno, usando il bagno di nascosto, niente contatti “reali”, niente lavoro, il computer come unica finestra sul mondo, finché la madre non decide di cercare di tentarlo con una sorta di gigolò.
Rappresentazione piuttosto stereotipata del tipo di personaggio, un misto nerd/hikikomori/semplice sfigato, sviluppo dei protagonisti pressoché nullo che rende impossibile immedesimarsi, e stile molto raccontato con dialoghi poco credibili. Tutto succede molto in fretta, senza evoluzione interiore. Le scene introspettive “statiche”, ferme in un momento (non di evoluzione appnto), sono la parte meglio riuscita, la più credibile, ma non abbastanza da redimere il racconto.

Ogni maledetta prossima volta – Lily Carpenetti 3/5
Quasi una flash fic, ovvero un racconto molto, molto breve, che si concentra solo su una cosa: quando lo dirai a tua madre?
Racconto che non racconta ma che, con stile pulito, mostra un piccolo ritaglio proprio di molti.

Mi manchi, mi mancherai – Francesco Sansone 3/5
Ancora una rottura, questa volta in un racconto molto breve, di stampo introspettivo.
Stile pulito, ma non dice nulla di nuovo.

Una storia d’amore – Flavio Mazzini 4/5
Cosa… Come posso commentare? Un racconto che è quasi puro stile, quasi puro divertimento senza contenuto. E riesce a divertire e a intrattenere, anche senza dire niente di che, lasciando molti interrogativi e intendendo che non devono per forza trovare risposta, anzi, ed è quasi confortante.

Compagni di gioco – Alessandro Dainotti 4/5
Un bambino si trova a destreggiarsi tra bulli omofobi a scuola (cosa poco approfondita e un po’ buttata lì) e ricordi estivi che fanno male, quando un legame di amicizia si spinge oltre, ma senza possibilità di lieto fine.
Il racconto avrebbe bisogno di un passaggio di correzione di bozze, inoltre da maestra non posso che trovare leggermente stridenti alcuni particolari – non solo i personaggi un po’ troppo adulti e consapevoli, ma anche solo il fatto di essere tutti in bagno a ricreazione, in generale mi sembrano più ragazzi delle medie. Lo stile è asciutto e gradevole, e la voce narrante realistica (età a parte).

Vivo in un posto meraviglioso – Mario Artiaco 3/5
L’omofobia. Bullismo, aggressioni, violenze. Una famiglia che non capisce. La ricerca di una via di fuga.
Anche in questo caso sento la mancanza di un giro di correzione di bozze e di editing: ci sono svariati typo, alcuni verbi da sistemare, è ripetitivo nelle parole e negli eventi, e si dilunga troppo. Il racconto è più un raccontarsi, un genere che non è il mio e un contenuto che non è il mio – non amo le cose deprimenti – ma non per questo brutto. Cioè, sì, ma per il contenuto e non in se stesso, ecco.

Pubblicato da Ro

Classe 1984, insegnante di scuola primaria full-time, editor free-lance e teatrante per passione. Laureata in Scienze della Formazione Primaria nel 2015, attualmente iscritta a un Master in Editoria. Autismo e ADHD rendono la vita più interessante, la libertà fuori dalle convenzioni la rende degna di essere vissuta.

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