Reading Rush 2019 wrap-up

Anche quest’anno si è tenuta la Reading Rush, sette giorni, sette sfide, Twitter sprints, Insta challenges, video su YouTube da fare… sono molto orgogliosa del mio risultato e voglio assolutamente parlarvene!

I libri che ho letto sono:
Trentatré – Mirya
Il GGG – Dahl
Tredici – Asher
Ma chi ti credi di essere? – Vermot
Mio fratello rincorre i dinosauri – Mazzariol
Speak – Anderson
INPS Factor – Brusaferro

Tre li facciamo fuori al volo:
INPS Factor è un libriccino carino e divertente sui veci de Trieste, e bon. Consigliato a chi conosce i veci de Trieste, sennò fa poca presa.
Ma chi ti credi di essere?: libretto molto scialbo che dovrebbe parlare di bullismo ai bambini più piccoli (7/8 anni) ma in effetti trasmette davvero poco. Il messaggio immagino sia “conoscendosi le differenze si annullano” ma in realtà conoscendo i due protagonisti l’unico effetto che ho avuto è stato di odiarli cordialmente entrambi.
Il GGG: qualcuno non conosce uno dei “grandi” di Dahl? Ok: un gigante buono che vive in mezzo a giganti cattivi (e viene da questi bullizzato, lui sì) rapisce una bambina perché l’ha visto andarsene in giro e deve impedire che la sua esistenza venga divulgata. Insieme elaborano un piano per fermare i gigantoni cattivoni tirando in mezzo addirittura la regina inglese. Bello, ma non il mio preferito di Dahl (anzi, in verità uno di quelli che mi piace meno, mi hanno sempre preso poco i due protagonisti).

Veniamo agli altri, con più calma, partendo da quello che mi è piaciuto meno: Mio fratello rincorre i dinosauri.
Ebbene sì. Problemi principali? Lo stile che risente molto della giovane età e dell’inesperienza dell’autore, e probabilmente anche di una scelta editoriale che non condivido, ovvero di lasciare che questo stile traspaia, e l’abilismo che trasuda. Mentre ho apprezzato la parabola molto umana e anche comprensibile che ha portato all’accettazione del fratello, si sente che comunque dietro c’è la convinzione che sto ragazzino non capisca una banana. Esempio? Il nonno gli leggeva, quando il piccolo aveva 2 anni e mezzo, “come se capisse”. Probabilmente capiva infatti, in quanto produzione e comprensione non sono legate e ci sono persone non verbali che capiscono perfettamente (oddio, se gli leggeva Dante potrei concordare, ma suppongo leggesse i soliti libretti che si scelgono per i bambini di quell’età…?). Ci son poi momenti in cui vengono messi in bocca ad altre persone con sindrome di Down dei discorsi che suonerebbero fasulli anche in bocca a un “normodotato”, con frasi da Smemo 2001 – e già erano vecchie allora (citazione non letterale “avevo dei bulli ma poteva andarmi peggio, potevo essere come loro e nascere senza cuore” NO) [per altro, mi rendo conto che il tema del bullismo compare in tipo 5 dei libri che ho letto… si vede che mi è rimasto addosso dalla tesi :D]. Insomma, l’ho trovato stucchevole in alcune parti, ingenuo in altre. Migliorabile.

Passiamo a Tredici, se non altro perché ormai chiunque sa di cosa parla grazie (o per colpa?) della serie TV.
Ebbene, a me, nonostante le polemiche, Tredici è piaciuto moltissimo. Non trovo che romanticizzi il suicidio, non trovo che sia una sorta di manualetto su come suicidarsi, entrambe critiche mosse a serie e libro. Penso anzi che mostri molto chiaramente il dopo. Quanto è definitiva la scelta, il dolore che lascia in chi resta, lo sbigottimento, il senso di colpa, ma anche le scelte che si potevano fare. Le mani tese che si può non ignorare. Ho trovato Hannah spesse volte fastidiosa e vittimista – e anche questo credo sia buono: non far vedere una super figa, intelligente, simpatica che si uccide, abbassare il rischio di emulazione.
Ma dunque, c’è il rischio? Certo che c’è. Se uno ha già l’idea in testa, può sentirsi confortato dal trovare altri come lui, può venir fermato dai motivi che ho già detto sopra, o può aver voglia di emulare Hannah. Ma probabilmente, allora, l’avrebbe fatto comunque, e cercava solo la spinta.

Speak e Trentatré sono accomunati da una cosa: avevo altissime aspettative.
Avevo.
Intendiamoci, nessuno dei due è brutto, affatto, sono da 4 stelline, solo… pensavo meglio.

Speak. Segreti difficili da confessare, che portano ad azioni (chiamare la polizia durante una festa) che fanno odiare la protagonista da tutta la scuola. Il segreto si capisce in fretta, la protagonista è tollerabile, chi le sta intorno meno, qualche professore è super figo (meglio nel libro che nel film, che ho visto perché una delle sfide era leggere un libro e guardare il film che ne è stato tratto), qualche professore è intollerabile, diciamo che è tutto piuttosto realistico. Forse io avrei parlato un po’ prima, almeno con l’amica più stretta, ma è credibile che non l’abbia fatto.
Romanzo assolutamente senza infamia, ma neanche eccezionale. Wintergirls, della stessa autrice, è molto meglio, MOLTO meglio. Leggetevi quello.

Trentatré, pubblicazione Amazon (praticamente un self), parte da una premessa che mi aveva gasata da morire: Dio vuole far avvenire l’Apocalisse, come promesso ai Maya (siamo quindi nel 2012), ma Gesù gli offre un accordo – l’avrebbe aiutato se Dio avesse passato 33 giorni sulla Terra, uno per ogni anno che ci aveva passato lui.
Ora, chi mi conosce sa che sono anticlericale, ma non ho assolutamente niente contro la fede in sé, anzi mi considero una persona piuttosto aperta e spirituale (solo, al di fuori delle religioni canoniche), e questa versione del divino così gradevolmente scanzonata mi intrigava moltissimo. Peccato che metà del libro sia una storia d’amore, con momenti piccanti che potevano riuscire meglio (chi trova sexy uno che ti lecca il palato, CHI?, in nome del cielo CHI!), che anche se acquista senso alla fine, mi ha abbastanza scocciata (odio i romance, li detesto, li aborro). Tolto questo, in realtà mi è piaciuto molto, mi ha donato domande e risposte e interpretazioni a cui non avevo mai pensato, e ringrazio per questo. Speravo solo in più scene con Dio, più momenti leggeri/comici, ma va bene anche così.

E così, ce l’ho fatta. 7 libri, 1053 pagine in una settimana.
E poi in 8 giorni sono riuscita a mandarne giù solo 170 prima di chiudere Nella mente di Grace e destinarlo ai DNF, ma questa è un’altra storia…

Pubblicato da Ro

Classe 1984, insegnante di scuola primaria full-time, editor free-lance e teatrante per passione. Laureata in Scienze della Formazione Primaria nel 2015, attualmente iscritta a un Master in Editoria. Autismo e ADHD rendono la vita più interessante, la libertà fuori dalle convenzioni la rende degna di essere vissuta.

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