La fine del mondo e il paese delle meraviglie

Questa recensione sarà diversa dal solito, perché non è un libro che sia capace di incasellare. E perché descrivere per la settecentesima volta lo stile di Murakami o il modo in cui dipinge i suoi personaggi mi sembra un pelo ridondante.

Il racconto segue due storie che finiranno per intrecciarsi, quella di un cibermatico che rischia di finire intrappolato nella sua testa e quella di un uomo senza ombra in un paese cintato e popolato di uomini senza cuore e unicorni.
Più che mai in questo libro Murakami non dà risposte, ma solo domande: chi siamo noi? Cos’è che ci rende umani? La coscienza, la mente, cosa sono? Dov’è la realtà, dentro o fuori da noi, percezione o pensiero? Che responsabilità abbiamo nei confronti di noi stessi? E nei confronti del mondo esterno?

È un libro che mi ha lasciato decisamente sottosopra; finito stanotte, ancora non ho ben deciso quanto mi sia piaciuto. Di sicuro ha fatto più fatica a scendere degli altri Murakami, la Tōkyō futuristica e la città senza nome sono entrambe raffigurazioni inquietanti che non si lasciavano attraversare facilmente, almeno da me.
Consigliato? Sì, sicuramente, ma più che mai è un libro che deve avere il suo tempo, il suo momento. Imporsi di leggerlo quando non è la sua ora sarebbe male.

Pubblicato da Ro

Classe 1984, insegnante di scuola primaria full-time, editor free-lance e teatrante per passione. Laureata in Scienze della Formazione Primaria nel 2015, attualmente iscritta a un Master in Editoria. Autismo e ADHD rendono la vita più interessante, la libertà fuori dalle convenzioni la rende degna di essere vissuta.

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