[MKRC] [ROTB] Angelo nero

La recensione di oggi vale sia per la Keyword Monthly Reading Challenge che per la Reading Outside the Box, nella categoria Lost in Translation. Questo perché non vorrei finire per non terminare nessuna sfida a causa della mancanza di tempo. Il libro in questione è Angelo nero di Erica Spindler.

Angelo nero

Erica Spindler – Angelo nero

Attenzione! Straordinariamente, la recensione contiene spoiler grandi quanto palazzi. Questo perché il libro mi ha fatto cagare e devo spiegare il motivo, o sembro solo una peripatetika frustrata senza vita sexuale [citazione che coglieremo in tre ma non importa, inside joke].

Genere: e già tocchiamo un punto dolente del romanzo… ma, ve lo dico, saranno tutti punti dolenti. Che razza di genere è? Io l’avevo preso come un thriller, se ricordate. Beh, non c’è niente di più sbagliato. Più correttamente, da qualche parte ho trovato la definizione di romance suspence, con cui mi trovo già più d’accordo. L’idea mia sarebbe di romance e basta, e pure scritto male. La parte di giallo/investigazione/suspence è miserevole rispetto a quella rosa (altrettanto mal scritta).

Trama: boh, non pervenuta. Dai, provo lo stesso, facendo un calderone unico.

Trama, personaggi, stile: allora, Melanie fa la poliziotta e ha due gemelle, una identica e una no; qua c’è il primo WTF, non perché non sia possibile, ma perché è tanto improbabile da far subito capire l’andazzo di tutto il libro, ovvero Melanie è trpp speciale!1!, irritante come un’ananas nelle mutande.

Mia, la gemella identica, è descritta come una povera cucciola sensibile e tanto fragile, mentre in realtà quello che passa al lettore è solo che è una debole, lagnosa, vittimista donnaccia. Tutti però nel libro sembrano crederle, ergo devo dedurre che sia un errore nella caratterizzazione dei personaggi e non un indizio del fatto che da sempre, fin da piccola, Mia mente alle sorelle e odia Melanie, che la difendeva dagli abusi del padre. Non ho ben capito perché, in un momento delirante spiega che è perché così attirava ancora di più l’attenzione del padre su di lei, ma non… boh, se lo dice lei.

Poi c’è Ashley, che secondo i personaggi è una trpp tosta!!1 mentre al lettore arriva solo una sociopatica, dall’inizio alla fine del romanzo, quando si scopre che ha ucciso lei il padre (scopertona intuita già dopo massimo cinquanta pagine), che abusava anche di lei; Ashley finirà in manicomio dopo aver tentato di suicidarsi perché era tanto triste e si sentiva abbandonata dalle sorelle, che facevano cricca per conto loro per il fatto di essere omozigoti (razzismo tra gemelli is the new black), e anche perché lei aspettava che Melanie da piccole salvasse anche lei, solo che lei stessa aveva fatto il possibile per far sì che Melanie non si accorgesse che il padre abusava anche di lei.

Inoltre, Ashley ha questo fastidioso problema con uomini, amore, affetto, fiducia… non riesce ad amare perché non si fida, ma vorrebbe tanto trovare l’amore vero, ma no perché l’amore non esiste, vogliono solo fregarti, ma è tanto triste perché lei non ha nessuno, ma guarda le coppie con disprezzo perché porta solo a rogne innamorarsi, ma… ehm?

Tra gli altri personaggi, l’unico con un po’ più spessore della carta velina è Connor Parks, profiler dell’FBI con un clichettosissimo vizio di bere per un altrettanto clichettosissimo episodio doloroso del passato: sua sorella è stata rapita quando lui le aveva detto di imparare a cavarsela da sola perché ormai era  tempo che lo facesse. Sensi di colpa a manetta affogati nella tequila (approvo la tequila). Lui sarà anche l’unico personaggio con un senso reale nella trama, in quanto è anche l’interesse romantico della protagonista, e su di lui quindi tornerò mentre vi illustrerò le meraviglie dell’intreccio.

Quasi salvabile è Veronica Ford, assistente del procuratore distrettuale. Di lei invece vi spiattello subito tutto: è una psicopatica che ha ammazzato suo marito in circostanze molto meno credibili di una puntata media dell’undicesima stagione della Signora in giallo, quindi ha ammazzato anche la sua amante, che ohibò era proprio la sorella di Connor. Questo ovviamente si scopre solo alla fine, nel mezzo succede che cerca di legare con Melanie per i suoi scopi, poi ripiega su Mia, della quale diventa persino amante. Peccato che Mia la stia solo usando, ahaha.

Completamente inutili invece sono tutti i vari personaggiuncoli che girano intorno a questi psicopatici qui sopra: l’ex marito di Melanie, Stan, stimato avvocato risposato che lotta per la custodia del figlio; il figlio di Melanie e Stan, che non ricordo come si chiama (Casey, ho controllato), totalmente inutile se non per essere l’oggetto della contesa e creare tante preoccupazioni a mammà; Boyd, marito di Mia, gran medico con un teribbile segreto che non è altro l’amore per il sadomaso, nella parte -maso; Bobby, collega di Melanie, utile solo a fare da commento, da voce dell’autrice, da richiamo sulla retta via e per rimarcare quanto Melanie sia trpp figa ma anche trpp fuori dagli skemi, cèèè, finirai per farti sgridare dal capo.

Cosa succede: nelle prime trenta pagine ci viene messo sul piatto un blocco di informazioni, tutte tramite raccontato/infodump/decreto autoriale, che rasenta l’enciclopedico: il primo caso di omicidio nella zona, una ragazza, di cui non si parlerà più per cento pagine; Melanie conosce in quell’occasione Connor, nonché due agenti del CMPD, dove si scopre che avrebbe voluto entrare anche lei, ma Boyd aveva fatto in modo di impedirglielo. Per andare a investigare, Melanie deve chiamare in aiuto una gemella per tenere Casey, credo Mia. Tutta di corsa, fa una telefonata al volo e… si perde a rievocare quando da piccole si scambiavano di posto e si divertivano a mandare fuori di testa la gente. Seria? Oltre a essere palesemente a uso e consumo del lettore, questa scena è totalmente inverosimile: per quale motivo io, di corsa, che non vedo l’ora di correre a investigare al mio primo, importantissimo omicidio, mi stanno pure aspettando, dovrei mettermi a parlare di cose che so già con mia sorella che le sa già anche lei? Erroraccio.
Stacco, Mel va a parlare con Veronica per un caso di maltrattamento a una donna, ma Veronica dice che in quella situazione particolare purtroppo non può fare nulla; in quell’occasione Mel e Veronica cominciano a fare amicizia, parlando di caffè. In mezzo a comunicazioni importanti. Again.
Stacco, Ashley e Melanie, Ashley dimostra tanta pena e angoscia ma Melanie non se ne dà peso. Fortuna che si è sempre dedicata con tutto il cuore alle sorelle, secondo l’autrice… peccato che noi questo non lo vediamo.

Stacco. Ecco, gli stacchi sono un altro punto dolentissimo di questo ammasso di stronzate: sono casuali. Arrivano senza che una scena sia completamente finita e vi giustappongono una scena che non c’entra un cazzo senza una minima transizione, spesso cambiando anche personaggio centrale e quindi POV, creando un effetto POV schizofrenico da nausea non indifferente; i POV sono sempre in terza persona, ma chiaramente centrati sui personaggi, e nessuno di loro è un buon ospite per il lettore… nella testa di tutti mi sono sentita a disagio, sono antipatici. Quello che maggiormente si salva probabilmente è il buon agente Parks, forse perché l’autrice l’ha creato immaginando vividamente il suo uomo ideale e non creandolo razionalmente per esigenze di trama. Aggiungiamo anche che tutto questo succede all’interno di uno stesso capitolo, mentre poi tra un capitolo e l’altro spesso continua la stessa scena, nello stesso momento, con gli stessi personaggi, lo stesso POV, lo stesso tutto. Non ha alcun senso… immagino che la Spindler non abbia mai neanche aperto un manuale di scrittura (lei stessa si vanta di dire che un giorno stava poco bene, è andata a comprarsi tipo fazzoletti e aspirina o qualcosa del genere, la cassiera le ha dato una copia omaggio di un romanzaccio tipo Harmony, lei ha approfittato di non dover andare al lavoro, l’ha letto e ha deciso che quello sarebbe stato il suo mestiere, punto e tante grazie).

Stacco, una notte Melanie non riesce a dormire e di colpo crea nella sua mente l’idea dell’Angelo nero, mettendo insieme un paio di morti strane di cui ha saputo, che sembrano casuali ma secondo lei non lo sono. Ovviamente ha ragione, scava scava e ne trova altre, nessuno le crede finché non convince Connor, con cui fino a quel momento ha a malapena parlato, e pian piano le credono tutti e scatta l’indagine ufficiale. Trpp genio.

Il resto ve lo riassumo molto, ché tanto gli errori sono sempre gli stessi: Connor ha sempre ragione nei suoi profili, tutti sono convinti su un tizio come assassino della tipa all’inizio (ve lo ricordavate? Perché io, quando sono arrivata qua, no), Connor dice di no, ha ragione lui, alla fine lo prendono in cimitero, a catturarlo è Melanie, che figa che è.

Un tot di elementi vengono presentati solo mezza pagina prima che siano funzionali alla trama, belllissimo proprio devo dire.

Veronica e Melanie stringono amicizia a Tae-kwon-do, dove Melanie in tre anni è già cintura nera (…). Ashley non si fida di Veronica, dice che ha qualcosa di marcio, scenate varie di gelosia e isteria, ma alla fine aveva ragione lei. Veronica si allontana da Melanie dopo che questa aveva sospettato che un calcio durante gli allentamenti fosse stato volontario… In effetti, Veronica e Mia erano in combutta per cercare di dare la colpa a Melanie degli omicidi dell’Angelo nero.
Illuminazione di Connor, che collega la morte del padre delle gemelle all’Angelo. Anche lui per un attimo sospetta di Melanie, poi si ricrede ma troppo tardi, lei è già andata a parlare con Mia perché ancora non ha capito che lei e Veronica sono in combutta. L’autrice mantiene la “suspance” come se credesse davvero che neanche il lettore avesse capito, tra parentesi.

Qua, nelle ultime quaranta pagine, i personaggi diventano un po’ più credibili, come se l’autrice avesse scritto tutto il resto del romanzo per arrivare proprio a quest’ultima parte. I cliché comunque ci sono sempre. Connor arriva, le due pazze legano entrambi e cominciano a seguire il decalogo dell’evil lord con un monologone sui loro motivi. Veronica aveva la possibilità, grazie al lavoro, di far fuori uomini stronzi contro cui la giustizia non riusciva. Mia invece era solo pazza e si stava servendo di lei per arrivare a togliersi dalle palle la gemella. Veronica ci resta male. Le due si colpiscono a vicenda, alla fine Veronica riesce a uccidere Mia e poi si spara.

Finale sdolcinato, senza ombre se non presunte (tipo oh, che dolore, Mia, non voleva pensarci, meglio scoparsi Connor), con tanto di Stan che riporta Casey a Melanie, lasciando presagire che smetta di lottare per la sua custodia. Ashley suppongo esca dal manicomio e diventi felice e contenta e vada a rifarsi una vita con un unicorno, ma come al solito l’autrice non la caga di pezza e dimostra di averla inserita solo per lasciare un po’ di dubbio su quale delle gemelle fosse quella veramente cattiva che si spaccia per Melanie approfittando della somiglianza – cosa su cui gioca anche con Veronica, miracolosamente anch’essa molto simile alle tre. È un’epidemia?

Un ultimo elemento che voglio darvi in pasto: ogni volta che un personaggio è triste, arriva il suo partner a consolarlo con una trombata. Ma sempre. Mia con Veronica, Veronica con Mia, Connor e Melanie due o tre volte, in momenti in cui io non riuscirei a eccitarmi neanche con qualche chilo di droga, loro smettono di preoccuparsi di gente che vuole ammazzarli, di morti, di sorelle psicotiche, di qualsiasi cosa, e scopano. E certo.

Commento: credo di avervi già detto tutto. È inverosimile, scritto male, senza motivo, senza scopo. È stata la prima volta che ho sentito la necessità di scrivere prendendo appunti di tutte le stronzate presenti, e ho riempito un bel po’ di pagine.

Voto: 2,5/10, solo perché le ultime pagine alzano un po’ la situazione.

Consigliato: a nessuno, ma visto che ho letto anche recensioni entusiastiche in giro, allora dico: consigliato a chi se ne fotte allegramente della trama, della verosimiglianza, della coerenza interna e di uno stile buono purché ci sia tanto lovvo tra i personaggi. Anche a caso.

Con questo ho finito. La mia data di laurea è anche slittata, quindi può darsi che mi faccia sentire un po’ di più. O forse no.

Comunque sia, a presto con l’appuntamento di marzo!
(´• ω •`)ノ

Pubblicato da Ro

Classe 1984, insegnante di scuola primaria full-time, editor free-lance e teatrante per passione. Laureata in Scienze della Formazione Primaria nel 2015, attualmente iscritta a un Master in Editoria. Autismo e ADHD rendono la vita più interessante, la libertà fuori dalle convenzioni la rende degna di essere vissuta.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.