La nobile arte del mollare tutto – Matthew Quick

Ho procrastinato il momento di mettermi a scrivere su questo libro, perché è complesso parlarne rendendogli giustizia. Potrei come niente farlo diventare un libretto insulso: un’adolescente alla scoperta dell’amicizia e dell’amore – fatto, l’ho reso banale e scontato.

Il fatto è che è proprio il contrario: pur parlando di cose triviali, viste e riviste, di cui hanno parlato migliaia di scrittori e che ognuno ha sperimentato nella sua vita, riesce a essere una lettura significativa.

Riassumerò la trama allo stretto indispensabile, per evitare spoiler di qualsiasi genere: la protagonista, Nanette, comincia a prendere controllo della sua vita, esplorando amicizia, amore, reclamando il suo diritto a scegliere cosa fare.

Il punto è COME Matthew Quick riesce a descrivere tutto questo. In primo luogo, la voce narrante: Nanette mi ha convinto, fin dall’inizio, sul fatto di essere un’adolescente e una femmina. Non ho sentito un uomo quarantacinquenne parlare, ho sentito una ragazza. E ho rivisto una ragazza – me.

Questa è stata la parte che mi ha spinto ad aspettare prima di scrivere, a ponderare, a far depositare: questo romanzo ha agitato le mie acque interne facendomi tornare diciassettenne, facendomi provare, di nuovo, quell’intensità sfolgorante e bruciante che solo da adolescenti si vive, in cui ogni cosa è bianca o nera, vita o morte, ogni cosa è la cosa più importante e più bella e più brutta e più *reale* che esista.

Ma “La nobile arte del mollare tutto” non è solo un racconto di adolescenza: va oltre, e racconta cosa voglia dire crescere, crescere davvero. Cosa voglia dire accettare di perdere qualcosa che si credeva di avere, e imparare ad aprirsi di nuovo. Cosa voglia dire rompere un guscio, e quanto si sia vulnerabili dopo; cosa voglia dire essere sinceri con se stessi, e quale sia il suo prezzo. Ci ricorda che troppe volte continuiamo a fare qualcosa, o a vedere qualcuno, solo perché c’è una storia dietro, un passato – solo perché ci faceva stare bene, prima, senza renderci conto, o senza VOLER renderci conto, che adesso, invece, non ci fa più stare bene per niente. È un libro che ci parla di orgoglio, e di quanto forte questo sentimento può essere a 17 anni – di quanto pericoloso possa essere.

Un romanzo che ha parlato alla me adolescente, che mi ha riportato indietro, che forse avrei voluto leggere quindici anni fa, ma che ha anche parlato alla me adulta, quando chiede al lettore se esista mai qualcuno, al mondo, che possiamo ammirare senza che ci deluda. E quando mi ha ricordato di mollare tutto, ogni tanto, di lasciar andare: perché seguire la nostra natura, semplicemente, ci porta agli obiettivi che già esistono per noi, anche se non li vediamo, anche se non li conosciamo.

Pubblicato da Ro

Classe 1984, insegnante di scuola primaria full-time, editor free-lance e teatrante per passione. Laureata in Scienze della Formazione Primaria nel 2015, attualmente iscritta a un Master in Editoria. Autismo e ADHD rendono la vita più interessante, la libertà fuori dalle convenzioni la rende degna di essere vissuta.

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